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L’Onu indaga sul Cpt di Lampedusa


GINEVRA – Le Nazioni unite hanno chiesto oggi all’Italia di fornire informazioni sulla situazione e su presunti casi di maltrattamenti al Cpt di Lampedusa, di «porre fine agli abusi commessi» dalle forze dell’ordine nei confronti di «Rom, stranieri e italiani di origine straniera» e di garantire che la diffamazione non sia più un reato punibile con la reclusione. Al termine dell’esame del quinto rapporto periodico presentato a Ginevra dall’Italia sull’applicazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, i 18 esperti del Comitato dell’Onu sui diritti umani hanno presentato una dettagliata lista di «preoccupazioni e raccomandazioni finali» in particolare sulla libertà d’espressione o sulle misure per combattere l’istigazione all’odio razziale.

Non mancano tuttavia i punti positivi. Nelle «osservazioni finali», l’Italia è lodata per la decisione di applicare le disposizioni del Patto del 1966 anche agli atti dei militari italiani all’estero, per le modifiche dell’art. 51 della Costituzione volte a favorire la partità di diritti tra uomini e donne e per la modifica sulle sentenze in contumacia. Ma la lista delle preoccupazioni e delle raccomandazioni è – come per ogni altro Paese – più lunga. Il Comitato si sofferma in particolare su Lampedusa. Pur riconoscendo la difficoltà provocate dall’alto numero di immigranti che giungono sull’isola e «pur prendendo nota delle smentite da parte dello Stato», gli esperti si dicono preoccupati «dalle numerose affermazioni secondo cui gli stranieri ospitati presso il Centro di assistenza e di permanenza temporanea di Lampedusa» non sono correttamente informati dei loro diritti, né hanno accesso ad un avvocato e sono esposti ad espulsioni collettive.

Sempre su Lampedusa, il Comitato è preoccupato anche per quanto concerne l’accesso alle procedure d’asilo, le condizioni di igiene e per le informazioni secondo cui «alcuni migranti hanno subito maltrattanti». Il Comitato – ribadendo il diritto di ogni individuo a non essere espulso verso un paese dove rischia la tortura o maltrattamenti – chiede inoltre all’Italia di fornire informazioni sul trattato di riammissione concluso con la Libia. Gli esperti esprimono preoccupazione anche per la situazione dei Rom e le «informazioni su irruzioni abusive della polizia» nei campi dove vivono e chiede all’Italia di rivedere la politica nei loro confronti.

Tra gli altri temi menzionati nelle osservazioni finali, spesso solo per chiedere maggiori informazioni, figurano la violenza domestica, la discriminazione di genere, la durata del fermo di polizia e della detenzione preventiva, il sovrappopolamento delle prigioni, l’indipendenza dei giudici. Ma anche la libertà d’espressione. Per i membri del Comitato infatti le leggi sulla televisione (la 112 o ‘Gasparri’) e la legge 215 sul conflitto di interessi «potrebbero risultare insufficienti ad affrontare la questione dell’influenza politica sui canali tv pubblici, il conflitto di interessi e l’alto livello di concentrazione nel mercato audiovisivo. Questa situazione – scrive il Comitato – potrebbe favorire un indebolimento della libertà d’espressione». Il Comitato desidera inoltre continuare ad essere informato sulle indagini e processi relativi ai fatti di Genova e Napoli (2001).

L’Italia – come ogni Paese firmatario del Patto 1966 – deve presentare un rapporto periodico sulla sua applicazione davanti al Comitato. Nei due giorni dedicati all’Italia, i 18 esperti hanno posto numerose domande alla delegazione italiana su temi quali la situazione degli stranieri, la lotta alla violenza domestica od il comportamento delle forze dell’ordine. Le risposte dell’Italia, oltre a quelle già fornite nel corso del dibattito orale, sono pubblicate sul sito Internet del Comitato dell’Onu. Nel corso dell’attuale sessione, conclusasi oggi, il Comitato ha esaminato anche i rapporti di Canada, Paraguay e Brasile. In tutto 155 Paesi hanno ratificato il Patto del 1966. L’Italia dovrà presentare il prossimo rapporto entro il 31 ottobre 2009. De du hast fragen zum studium oder studentenleben fhws bachelorarbeit bwl in kassel

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