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Benigni: «Sono qui per aiutare Silviuccio»


“Ehi, fatemi parlare”. Comincia così Adriano Celentano, cantando L’indiano, il brano scritto per lui da Paolo Conte, la seconda puntata di Rockpolitik. Parlerà, eccome. Ma più di lui parlerà Roberto Benigni, un monologo lungo circa mezzora – canterà anche, con il Molleggiato – su Silvio Berlusconi, la satira, le liste di proscrizione, citazioni da Socrate e Voltaire. Intervento apprezzato davvero da tutti: “Finalmente vera satira, irriverente, divertente, coinvolgente. Benigni è sati-rock” commenterà il ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi. E poi Maurizio Crozza con una nuova canzone Compagno Che-lentan, e il campionissimo Valentino Rossi, “molto rock”.

Il lento, il rock. Con una nuova lista di quel che è lento e quel che è rock Adriano – neri i pantaloni e la camicia e la sciarpa di velluto intorno al collo – comincia la puntata. Nella categoria che più gli piace inserisce l’amore, l’amicizia, il Papa “che è hard rock perché apre la porta ai divorziati”, e pure i gay, mentre i matrimoni gay (oltre alla pornografia e a quelli che tirano sassi dal cavalcavia) sono lenti, anzi “pietrificati”, e Zapatero (di conseguenza) “è lentissimo”. Respirare è lento, “ma con l’asma è rock”, rock è fare l’amore su un prato (sotto le coperte è lento). Fabbricare mine è lento, e il conformismo, e il viagra. Rock il peperoncino, la giarrettiera, “un tedesco che guida la Ferrari”. Che però, “se non impara l’italiano, diventa lento”.

Valentino Rossi. E’ il primo ospite e protagonista di un duetto con Celentano. Si parla di motociclismo (“Andare in moto è molto, molto rock”, dice il campione), delle emozioni della gara, Rossi risponde alle curiosità del Molleggiato: “Ma quando fate le curve, con il ginocchio, toccate terra?”.

L’intervento di Crozza. Si presenta come uno dei “vecchietti” del gruppo Buena Vista Social Club e sullo sfondo una bandiera Cubana canta Compagno Che-lentan: sostiene che Fidel Castro è rimasto “impressionato” dal “poveròn” sollevato dal Molleggiato, spiega che “stiamo in questo programma perché è l’unico spazio libre, mentre nel suo Paese di libre c’è solo il Cuba libre”. Poi, invita il cantante, “l’unico comunista che in tempo di elezioni abbia uno straccio di programma”: “Compagno Che-lentan / vieni a far la televison a l’Havana / ti vuole Fidel / anche se sei comunista da una settimana”. Ma c’è una “postilla”: “Non parlare del lider supremo / por favor non va rovinato / è sulla lista / chi c’ha provato”. Altro numero, nella seconda parte dello show, nei panni di Tom Jones con una parodia di Sex Bomb: anche qui riferimenti all’attualità, proporzionale, devolution, taglio dei fondi per lo spettacolo.

Il sermone. Celentano parla di quando la politica “diventa compromesso fra interessi particolari” e fa scomparire “ogni forma di umiltà”. Cita le Torri Gemelle, gli americani che “oltre a fare una guerra che non andava fatta, hanno progettato due nuovi grattacieli. Se fossi Bush – dice – avrei costruito una casa di campagna, i grattacieli sono l’arroganza del potere”, una “ostentazione della ricchezza sbattuta in faccia alla povera gente, costretta a vivere nelle case popolari che i mandanti della Democrazia cristiana hanno costruito per i comunisti che si accontentano”.
Benigni scatenato. Alle 22.20 il momento più atteso. Roberto Benigni entra nello studio di Rockpolitick, si produce in un monologo nel quale si rivolge a Silvio Berlusconi, gli dice “cambia mestiere, vieni a fare il comico, però per venire qua – precisa, riferendosi a Michele Santoro – devi dimetterti. Quindi sei ufficialmente invitato”. Cita le liste di proscrizione, “dove’è Silviuccio? Adesso sta a casa, a scrivere ‘Roberto Benigni’ su un’altra lista”, e detta a Celentano una “lettera di scuse” per il premier. E quando arriva in scena Luisa Ranieri, si spoglia, fa spogliare anche lei e indossa l’abito rosso dell’attrice, per poi cantare, con il Molleggiato, Siamo la coppia più bella del mondo.

Il comico toscano propone a Celentano di scrivere una lettera di scuse a Berlusconi. «Lo hai fatto tanto arrabbiare. Ora ripara…»
MILANO – «Sono qui per aiutare Silviuccio». Roberto Benigni, acclamato dal pubblico, entra saltellando sulla scena di RockPolitik e ricordando le polemiche che hanno caratterizzato l’ultima settimana invita Adriano Celentano a scrivere al premier una lettera di scuse.
«Adriano, tu hai fatto talmente arrabbiare quel povero Silvio Berlusconi, ti sei preso tutta la libertà, che ora devi chiedere scusa», ha esordito Benigni. «Se vuoi cerco di tirarti fuori: dovresti scrivere una lettera a Berlusconi di scuse, riparatoria, perchè Silvio è in Inghilterra ma sta guardando la trasmissione». Segue l’esilarante dettatura di Benigni a Celentano, seduto ubbidiente dietro un banchetto: «O onorevole presidente del consiglio del consiglio dei ministri, anzi leva dei ministri; leva presidente; leva onorevole. Lascia solo O… Aggiungi poi: da non leggere in Bulgaria» alludendo all’«editto» contro Santoro, Biagi, Luttazzi.
E ancora: «Siccome quest’anno ho fatto una trasmissione dove ho preso in giro il capo del governo, l’anno prossimo farò una trasmissione dove prendo in giro il capo dell’opposizione… Aspetta – ha aggiunto il comico – cancella tutto: se perde le elezioni, il capo dell’opposizione è sempre lui, Berlusconi…». E poi, rivolto a Celentano: «Scrivi che Benigni ti ama tanto. Poi digli: noi ti ammiriamo però nel governo c’è qualcosa che non va, e sei tu, caro Silviuccio, come ti chiama Benigni, che devi risolvere tutto. E poi: hai fatto tante cose belle per gli italiani, come per esempio…». Dopo una lunga pausa di imbarazzo, Benigni ha chiamato un compagno di scuola per farsi dare un suggerimento: «Ha detto che fa un giro di telefonate e poi richiama». Conclusione: «Le cose belle che hai fatte sono tante che le sai te. Per scriverle tutte, ci vorrebbero talmente tanti fogli e biro… Concludo così – ha detto Benigni a Celentano – ti dò 24mila baci e una carezza in un pugno», alludendo a due celebri brani del Molleggiato. «Anzi, lascia solo il pugno».
Poi i due hanno cantato insieme «La coppia più bella del mondo»: per l’occasione Benigni si è fatto prestare il vestito da Luisa Ranieri (che se lo è tolto in scena) per vestirsi da donna e prendere il posto di Claudia Mori, l’altra metà della celebre coppia. Poi, rientrando nei propri panni (durante i cambi Benigni è rimasto in mutandoni bianchi e maglietta della salute), il discorso si è fatto più serio. Parlando di libertà di opinione, Benigni ha citato Voltaire: «Io non sono d’accordo con quello che tu dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire». E per concludere un’altra citazione: Socrate che nell’Apologia insegna a curarsi prima delle virtù che delle ricchezze e che chiude così: «È giunta l’ora di andare: io a morire, voi a vivere. Chi di noi vada verso ciò che è meglio, è oscuro a tutto tranne che a Dio».

Tratto da Repubblica e Corsera https://cellspyapps.org/parental-control-apps

Comments

Comment from Armando
Time 11 Novembre 2005 at 12:30 pm

LIBERTAINDIVIDUALE E LIBERTACOLLETTIVA

In un programma ormai noto come RokPolitik viene fatto un riferimento ad un articolo che vi riporto di seguito:
Libertà di stampa?
L’Italia è al 40° posto, dopo Cile e Corea del Sud
“Reporter Sans Frontières” http://www.rsf.fr
Reporter sens frontière (Rsf) ha pubblicato la prima classifica mondiale della libertà di stampa e non sono mancate le sorprese. Innanzitutto va rilevato che, pluralismo e libertà nella diffusione delle notizie non sono una prerogativa dei paesi più ricchi e sviluppati. Basti pensare che il Costa Rica precede in classifica gli Stati Uniti e diverse nazioni europee. L’Italia, a causa dell’irrisolto conflitto di interessi del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si piazza al quarantesimo posto, superata da paesi latinoamericani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da Stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia.

Proprio per quel “fortunato” programma si sono aperti dibattiti e discussioni politiche dove il tema centrare rimaneva la tanto voluta da tutti “LIBERTA’ DI STAMPA
Ma cos’è realmente la Libertà?
Poter dire tutto ciò che si vuole?
Poter vestirsi come ci pare?
Poter manifestare dove e quando ci pare?
Poter sparlare di un Premier?

Si! Questa è la libertà vera! Ma è una libertà INDIVIDUALE!
Come lo è altrettanto vendicarsi di un torto, fare l’amore in mezzo alla strada, obbligare un figlio a lavorare a 10 anni per mandare avanti una famiglia, drogarsi!

Ma purtroppo e per fortuna Noi abbiamo deciso di vivere insieme, perché ci siamo resi conto che uniti si fa la forza perché ci fa comodo comprare la carne senza dover cacciare, chiamare l’autombulanza quando ci sentiamo male, la polizia quando ci derubano…
Come tutte le cose belle della vita purtroppo c’è sempre un prezzo da pagare, come subire l’inquinamento, pagare le tasse e ricevere una multa salata quando parcheggiamo male.

Quindi il concetto di Liberà doveva per forza di cose essere ridimenzionato trasformandosi nella famosa frase: La libertà di un uomo finisce dove comincia la libertà di un altro!

Torniamo alla libertà di stampa: In Italia oggi ci sono quotidiani di tutte le parti politiche, di tutti i gusti e tendenze, quindi la libertà c’è!
Allora perché discriminare i programmi satirici che la Rai ci ha sempre proposto sotto le elezioni?
Non dimentichiamoci però la differenza sostanziale tra stampa e televisione:
La stampa viene acquistata in base ai nostri gusti, la televisione entra nelle case di tutti!
Quindi faremo bene a distinguere la satira dall’informazione nella televisione, perché distorcere una notizia in televisione vuol dire imporla a tutti! E l’imposizione va ben lontano dal concetto ridimenzionato della Libertà!
Poi c’è un’altra differenza sostanziale, quella economica. La televisione privata non la paghiamo, quella pubblica la pagano TUTTI! Uomini di destra, di sinistra, anarchici, famiglie e coppie di fatto!
Quindi La televisione pubblica ha una responsabilità ben superiore a quella dei quotidiani, non di mantenere una liberà individuale ma del rispetto reciproco!
In sostanza vorrei fare un appello a tutti gli operatori della televisione statale:
Non calpestiamo la libertà collettiva che i nostri avi con tanti sforzi e combattimenti hanno conquistato per noi stessi e per Voi della Rai!

Armando

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