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Berlusconi teme un altro giudizio per frode e vuole togliere il processo a Milano


L’inchiesta su Mediaset, relativa alla compravendita dei diritti cinematografici in cui è indagato anche Silvio Berlusconi, fa passi avanti ma i legali del premier tentano il tutto per tutto e a due giorni dall’udienza preliminare che potrebbe significare un altro rinvio a giudizio per il presidente del Consiglio. Hanno così chiesto il trasferimento del procedimento in corso da Milano a Brescia in modo tale da riavviare l’istruttoria.

Una richiesta motivata col fatto che 64 giudici in servizio a Milano sarebbero azionisti di Mediaset e che pertanto potrebbero figurare come parti offese di un procedimento giudiziario che si svolge nel loro distretto di appartenenza. Venerdì 28 infatti inizierà, infatti l’udienza preliminare per la vicenda sui diritti televisivi davanti al Gup Fabio Paparella che dovrà decidere se mandare a giudizio 15 persone, tra cui Silvio Berlusconi. Quel giorno davanti al giudice per l’udienza preliminare sono chiamati a comparire, tra gli altri, anche il presidente Mediaset Fedele Confalonieri, Giorgio Vanoni, manager Fininvest, e l’avvocato inglese, inventore delle società offshore che fanno capo alla stessa Mediaset, David Mills. I reati contestati loro, a vario titolo, sono quelli di falso in bilancio, appropriazione indebita, frode fiscale e riciclaggio.

Ma nell’istanza presentata dai legali di Berlusconi e soci, si chiede anche la restituzione delle carte sequestrate durante le varie perquisizioni che si sono succedute nel corso dell’ inchiesta condotta dai pm milanesi Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale. Secondo alcune notizie la magistratura svizzera avrebbe sequestrato cinque conti correnti per un totale di 140 milioni di franchi a Farouk «Frank» Agrama, considerato dai pm milanesi «socio occulto» di Berlusconi. I giudici elvetici un mese fa avevano sbloccato le indagini respingendo un ricorso di alcune società facenti capo a Mediaset contro la rogatoria internazionale chiesta da Milano per visionare faldoni di documenti bancari. Naturalmente gli avvocati del Biscione negano che quei conti abbiano nulla a che fare con i loro rappresentati. «Agrama non è stato mai socio di Berlusconi. Casomai, – afferma l’avvocato Nicolò Ghedini sul Corriere della Sera – se fosse vero l’assunto accusatorio nei confronti di Agrama, proprio Fininvest, Mediaset e Berlusconi sarebbero i danneggiati da manovre finanziarie fatte a loro totale insaputa». I can you do my homework would like to study in germany for computer science or physic

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