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Il “Che” ricordato dalla figlia Aleida Guevara


Una donna sorridente, dalla carnagione un po’ scura, gentile e quasi fragile: questa è la prima impressione che nasce nel vedere e nel sentire Aleida Guevara March, la figlia del “Che”, che saluta l’attento auditorio raccolto nelle scuole medie di Fagnano e chiede scusa perché non parla italiano. Sembrerebbe tutto l’opposto del padre, fiero combattente, rivoluzionario, medico e icona di tanta parte del mondo giovanile di oggi; quell’Ernesto ucciso il 9 ottobre 1967, a soli 39 anni, in Bolivia, ma entrato nell’immaginario collettivo come simbolo della lotta per una giusta causa, ancora vivo nel ricordo di molti, in tutto il mondo. Eppure, quando racconta del padre, della sua vita e dei suoi progetti emerge una forza d’animo inaspettata; una forza che ti fa stare attaccato alla sedia e ti induce, anzi ti costringe, ad ascoltare le sue parole. «La rivoluzione a Cuba è iniziata nel 1868, quando la mia terra ha terminato di essere una colonia spagnola. Prima ancora di Castro e di mio padre. Il popolo cubano è da sempre stato un popolo combattente: la sua forza maggiore è la continua ricerca della libertà e dell’indipendenza. Chi si chiede cosa succederà dopo Fidel Castro ancora non ha capito la storia di Cuba e gli ideali che l’hanno guidata».

Oggi, a quasi trent’anni dalla scomparsa di Ernesto, Aleida Guevara è un’affermata pediatra e allergologa, che si batte per la promozione sanitaria a Cuba, nei paesi dell’America Latina e in Africa, in questo riprendendo a suo modo l’impegno per gli altri che aveva caratterizzato l’operato del padre. Vicina al movimento No global, in particolare ai senza terra del Brasile, Aleida fa parte del corpo diplomatico di Cuba; viaggia in rappresentanza del suo paese e incarna quel sentimento internazionalista che da sempre caratterizza il popolo caraibico. Aiutare i paesi più poveri, il Terzo Mondo, è la sua missione: per anni ha esercitato la professione di medico in Angola e Nicaragua, calandosi in una realtà ben diversa dalla sua. Senza mai dimenticare, però, Cuba: all’Avana, dove ancora lavora presso l’ospedale pediatrico, sta infatti curando la costituzione di un centro di studi internazionale intitolato a suo padre, Ernesto Guevara.

Occasione dell’incontro e della visita in Italia di Aleida è la presentazione del progetto di ristrutturazione dell’ospedale pediatrico dell’Avana: un piano ambizioso che la dottoressa cubana porta avanti tra tante difficoltà, seguendo la parola d’ordine della salute come bene universale dell’uomo. L’associazione Videa, da anni impegnata nel grande campo della solidarietà internazionale – ha fornito aiuti a Emergency, al vescovo brasiliano Tomas Balduino e in generale è attenta a tutti i grandi problemi dell’America latina – ha condotto, per una sera, Fagnano in prima linea sul terreno della solidarietà. Aleida Guevara ha catturato il cuore dei presenti: la sfida di oggi, nel ricordo sempre vivo del “Che”, è garantire a tutti il diritto alla salute.
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