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Cpt Lampedusa, Amnesty chiede un’indagine


La richiesta al ministro Pisanu dopo il reportage dell’«L’Espresso». Un giornalista si è finto clandestino ed è stato 8 giorni nel centro
ROMA – La sezione italiana di Amnesty International ha scritto venerdì al ministro dell’interno Giuseppe Pisanu, chiedendo chiarimenti e l’avvio di un’indagine sulle denunce contenute nel reportage pubblicato nel numero in edicola venerdì da «L’Espresso» e redatto dal giornalista Fabrizio Gatti che ha trascorso otto giorni nei panni di un curdo nel centro di permanenza temporanea e accoglienza di Lampedusa.

Otto giorni nei quali dal racconto il Cpt appare più che una struttura di accoglienza un vero e proprio ’girone’ dell’inferno, con torture psicologiche, violenze fisiche e vessazioni nei confronti dei clandestini ospitati (o detenuti?) nel centro. Otto giorni per raccontare cosa vuol dire arrivare in Italia da clandestino, essere ripescato in mare e rinchiuso con altre centinaia di disperati in un centro di permanenza temporanea. In condizioni disumane. Picchiati e umiliati dalle forze dell’ordine, costretti a sopravvivere tra escrementi e violenze, offesi nel pudore e nella dignità.

È di vitale importanza, secondo Amnesty, chiarire se le gravi violazioni dei diritti umani dei cittadini stranieri trattenuti a Lampedusa riportate da Gatti nel suo articolo siano effettivamente avvenute. Ciò anche «alla luce delle ripetute rassicurazioni fornite dal ministro Pisanu sull’aderenza dell’Italia alle norme internazionali sui diritti dei migranti e dei rifugiati».

L’organizzazione per i diritti umani ricorda al ministro di aver più volte, e invano, chiesto di poter accedere ai centri di detenzione per migranti e di garantire l’accesso anche a osservatori indipendenti. A giugno, Amnesty International ha pubblicato un rapporto sui Cpt italiani, nel quale si denuncia la «situazione complessivamente preoccupante dei centri, la costante prassi di espulsioni in violazione del principio di non-respingimento, la mancata assistenza legale e condizioni di detenzione inadeguate non in linea con gli standard internazionali»
Gatti ha realizzato il suo reportage usando una identità fittizia. Bilal Ibrahim el Habib, del Kurdistan iracheno, nato il 9 settembre del 1970 nel villaggio immaginario di Assalah, distretto di Aqrah. Dopo essere stato ripescato in mare, portato al Pronto Soccorso, Gatti-Bilal viene fermato dai carabinieri, rinchiuso nel centro di accoglienza temporanea e alla fine della esperienza-calvario viene rilasciato con un foglio di via che gli intima di lasciare l’Italia entro cinque giorni; in realtà viene lasciato libero di andarsene come clandestino in qualunque città d’Europa.
Nel lungo resoconto Gatti-Bilal descrive il supplizio degli interrogatori e dei riconoscimenti, con gli immigrati che appena sbarcati vengono portati nel Centro e fatti sfilare nudi tra i carabinieri che li schiaffeggiano, dei musulmani obbligati dai militari a guardare film pornografici, e per chi rifiuta, insulti e botte. Un reportage crudo, in cui si scopre che nel famoso «Cpt» di Lampedusa, definito dal leghista Mario Borghezio «un hotel a cinque stelle», i gabinetti «sono un’esperienza indimenticabile». Durch eine starke anlehnung an russland hausarbeit schreiben sollen die wirtschaftlichen probleme überwunden werden

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