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NORVEGIA: L’OPPOSIZIONE DI SINISTRA VINCE LE ELEZIONI


OSLO – L’opposizione di sinistra, in un’inedita alleanza ‘rossoverde’ guidata dall’ex primo ministro Jens Stoltenberg, ha vinto le elezioni legislative svoltesi ieri in Norvegia, dopo aver condotto una campagna basata sul rilancio dello Stato sociale e su un’ allocazione delle ingenti risorse petrolifere del Paese più mirata sul ‘Welfare’.

Il premier uscente, il cristiano-democratico Kjell Magne Bondevik, ha ammesso la sconfitta. “Politicamente, sono deluso che (il governo) non abbia ricevuto il mandato per continuare”, ha dichiarato Bondevik poco prima dell’una di notte. La consultazione, tuttavia, pur in un quadro di regresso generale del centrodestra, ha visto un’avanzata della destra populista, il Partito del Progresso (Frp) – dalle posizioni paragonate da taluni a quelle del Fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen in Francia e del Partito liberale di Joerg Haider in Austria – che sembra affermarsi come seconda formazione in Parlamento.

Il governo uscente, una coalizione appunto di centrodestra guidata da Bondevik, un pastore di 58 anni, non ha dunque tratto profitto dal ‘boom’ economico che sta vivendo il Paese, dovuto in gran parte ai livelli record dei prezzi del greggio; né dalle inchieste dell’Onu, che, anno dopo anno, confermano la Norvegia come la nazione nel mondo dove si gode la miglior qualità della vita.

Secondo dati ufficiali provvisori ma significativi diffusi in nottata – proiezioni realizzate dal ministero degli Affari comunali e regionali sulla base del 96,2% dei voti scrutinati – il Partito laburista di Stoltenberg e i suoi due alleati, la Sinistra socialista e il Partito centrista, si aggiudicano 88 seggi sui 169 del Parlamento, vale a dire la maggioranza assoluta. La coalizione del primo ministro uscente e il Partito del Progresso, suo alleato informale, ottiene 81 seggi. Se i risultati definitivi confermeranno tale andamento, Stoltenberg, un economista di 46 anni, ritroverà l’incarico di capo del governo che aveva ricoperto tra il 2000 e il 2001, quando gli era succeduto Bondevik.

La tendenza a un cambiamento di fronte si era manifestata fin dai primi ‘exit poll’ diffusi dalla televisione dopo la chiusura dei seggi, alle 20 di ieri. Un ‘exit poll’ realizzato dall’istituto Gallup per la televisione commerciale Tv2, attribuiva all’opposizione ‘rossoverde’ 86 seggi, alla coalizione di centrodestra 83. Un altro, dell’istituto Mmi per la tv pubblica Nrk, dava uno scarto ristretto, 85 contro 84. “Non conosciamo ancora il risultato finale, ma sappiamo che il Labour ha fatto progressi fantastici, saremo di gran lunga il maggior partito in Parlamento”, ha detto in nottata Stoltenberg a una folla esultante presso il quartier generale dei laburisti, levando le mani sopra la testa.

Prima di ammettere la sconfitta, Bondevik aveva dichiarato, in un dibattito televisivo assieme ad altri leader politici: “Se le proiezioni sono corrette e questo sarà il risultato finale, né trarrò le coseguenze”. Il premier uscente, comunque, resterà in carica per la gestione degli affari correnti fino all’insediamento, il 10 ottobre, del nuovo Parlamento. La Norvegia è il terzo esportatore di petrolio dopo Arabia Saudita e Russia, ciò che fa dei suoi 4,6 milioni di abitanti uno dei popoli più ricchi al mondo. Tuttavia, secondo statistiche ufficiali, il numero dei ‘poveri’ – sempre secondo gli standard norvegesi – è aumentato tra il 2001 e il 2003 di quasi il 25%.

Pur impegnandosi a osservare una rigorosa disciplina di bilancio, l’opposizione di sinistra – che ha criticato le riduzioni fiscali decise dal governo di centrodestra, di cui a suo avviso beneficiano i più ricchi – ha promesso di spendere di più per scuole, ospedali, asili nido e assistenza alle persone anziane e bisognose. Stoltenberg, in ogni caso, dovrà fare i conti con gli alleati di una futura coalizione ‘rosseverde’. In particolare, la Sinistra socialista (Sv) – partito tradizionalmente anti-Nato (di cui la Norvegia e membro) e anti-Ue (di cui la Norvegia non é membro) – afferma nel suo programmma che gli Stati Uniti costituiscono “la principale minaccia per la pace nel mondo”, dichiarazione che i laburisti non condividono. Sv si oppone inoltre alla costruzione di centrali a gas, giudicate inquinanti, e alle prospezioni petrolifere nel Mare di Barents (estremo nord), argomenti su cui pure i laburisti dissentono.
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